Welcome Guest!


Benvenuto visitatore!!
Sei appena entrato in un blog dedicato alla scrittura creativa;
Siamo tre studenti e nell'arco di quest'anno renderemo disponibili numerosi racconti di svariati generi. Vi invitiamo a rimanere nel blog e dare un' occhiata al nostro lavoro. Con la speranza che vi piaccia, The Staff.



Salto di qualità




“Ehi Guido!”
“Ehila Franco!” rispose Guido posando la giacca su un attaccapanni. “Quali novità?”. Guido era uno chef; proprietario e gestore di un ristorante. Ogni mattina andava ad un circolo, dove si trovavano tutti gli chef più in vista della città.
“Mah… niente di che.. tu?”
“No”
“Anzi si! Ieri è arrivato un critico?”
“Un critico?”
“Si, un critico! Ovviamente era camuffato ma era palese chi fosse!”
Da una poltrona si alzò un altro, era Pasquale, si diresse verso il muro della stanza, su di esso vi era appesa una mappa arrotolata. Tirò un cordino e questa si srotolò, era una mappa della città e vi erano segnati con dei punti rossi quasi tutti i ristoranti del circolo. Pasquale prese il pennarello rosso e segnò il ristorante di Guido.


Occhio per occhio



“Non lo so Jason…dopo il tuo ultimo investimento non so più cosa fare con te…”
“Ne sono consapevole...” rispose Jason, accendendosi una sigaretta, passeggiando nervosamente nel salotto “ho bisogno di aiuto, se no la mia fabbrica fallirà nel giro di una settimana”
“Ok, però…stiamo parlando di cifre importanti: voglio dire…due milioni di dollari non sono una cosa da poco..” rispose pensieroso Michael.
“Quindi?”
“Ho bisogno di dormirci sopra…” Rispose, dalla sua poltrona in pelle verde scuro, prendendo una boccata dal suo sigaro cubano e fissando il tappeto sul parquet del salotto. La luce entrava appena dalle persiane semichiuse e la gatta bianca dormiva acciambellata sulla scrivania davanti alla finestra; al centro di essa, dei documenti e un libretto degli assegni con a fianco una stilografica nera con le rifiniture cromate, venivano illuminati da una lampada dal braccio dorato, il paralume verde smeraldo e l’interruttore a catenella.
Jason spense la sigaretta sul posacenere argenteo che si trovava sul tavolino di vetro e ferro battuto che stava in mezzo al soggiorno, dopo di che, salutò Michael, prese cappotto e cappello, ed uscì. Michael rimase solo, immerso nei suoi pensieri.
Continua con la lettura


Metallari VS Tecktonik


“ Ciao Vezz!”
“ Welà Beo!”disse Jacopo, levandosi le cuffiette dell’i-pod.
“Oh sfigà, non starai ascoltando la tua solita musica del cazzo!” disse Patrick, mentre passava le dita fra i suoi capelli laccati.
“Almeno io non vado in giro con i capelli come quelli di un pagliaccio..” rispose prontamente.
Patrick infatti era caratterizzato da una pettinatura molto particolare e frequentava assiduamente le discoteche: che fosse buono o cattivo tempo, lui portava i suoi occhiali da sole dalla montatura bianca, i suoi capelli parevano sfidare la forza di gravità (era parer comune che avesse una scorta a vita di barattoli di lacca) e con i suoi abbinamenti improponibili di colori fluo, lo si poteva avvistare a distanza.
Il 'truzzo' in questione stava come al solito squadrando con sguardo critico il suo amico Jacopo; la sua faccia schifata non si poteva biasimare: Jacopo era un metallaro ossessivo. Egli propinava a tutti quelli che gli passavano a tiro la sua musica che, il più delle volte, si rivelava bella solo alle sue orecchie...

Tutta colpa del whiskey



Una figura nera e silenziosa si muoveva agilmente nel buio. Sulle strade c’era una foschia leggera leggera. La losca figura entrò in una casa attraverso la porta sul retro. Aprì uno zainetto nero e cominciò a metterci dentro alcuni oggetti che trovava sui mobili: un paio di statuette di legno, un fermacarte, il telecomando e cinque dischi di Bob Dylan che stavano sopra lo stereo in salotto. Una volta terminato di girare per la casa, il ladro, molto silenziosamente uscì dalla casa e scappò scomparendo nel buio.
Il signor Jones, la mattina seguente, svegliatosi, si alzò e andò in salotto. Cacciò un urlo che si sentì in mezzo paese. “I miei preziosissimi dischi!”
“Che c’è caro? Cos’è successo?” disse la moglie allarmata, che era stata svegliata di soprassalto dall’urlo disumano.
“I miei dischi! I miei preziosissimi dischi!”. Il signor Jones era un poliziotto in pensione, oltre la sessantina, fanatico di Bob Dylan, ma nonostante l’età, si teneva bene in forma e aveva un fisico ancora piuttosto atletico. La signora Jones era una distinta signora che passava le sue giornate a fare la calza su di una vecchia poltrona consumata.
Una voce da fuori la finestra disse: “Cosa succede?” era il signor Williams: si trattava del poliziotto in pensione più ficcanaso del villaggio. Anche lui, come Jones, era oltre la sessantina; erano stati colleghi, perciò, si conoscevano da diversi anni. “Passavo di qua per fare la mia corsa mattutina e ho sentito un urlo, è successo qualcosa?”...
Continua con la lettura


Quando a scuola fa veramente caldo!


La prof. stava ancora spiegando ma nessuno la stava più ad ascoltare: eravamo tutti occupati a fare le cartelle, trepidanti. C'era chi era già pronto che tendeva l’orecchio per udire la campanella e chi addirittura si spostava verso i banchi più vicini alla porta, pronto a scattare.
-Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin!- la campanella suonò e un branco di bufali impazziti sfondò la porta ammucchiandosi su di essa per uscire.
Non era l’ultima ora: ne mancavano ancora due, quelle del prof Ruffo in palestra. Erano i primi giorni di giugno e faceva caldo, molto caldo; l’aria di vacanza si poteva già respirare al liceo Cubi di Vicenza: il clima era piuttosto rilassato, tutti sorridenti al pensiero che a breve sarebbero iniziate le vacanze estive e che comunque le lezioni andavano via via scemando di complessità.
Io non corsi in palestra come gli altri: ci andai camminando non troppo di fretta con i miei compagni Matteo Zoppillo detto Zopp, Gaspare e Diego Veneta, il cui cognome ispirava un sacco di freddure al prof. di geografia Gottardo.
Nascondevamo un sorriso un po’ beffardo dietro la nostra finta espressione indifferente, infatti, per quel giorno avevamo architettato qualcosa: gavettoni!

Videogiochi? No grazie!!


Era un'uggiosa giornata di metà ottobre. Nebbia e freddo ci circondavano. Di congelarmi fuori all'aperto non se ne parlava, quindi me ne stavo in camera mia, con il pc acceso, accarezzando il mio coniglio Peter, che tenevo in grembo, mentre un fiume di pensieri mi invadeva senza che dessi loro troppo peso. Ad un tratto si aprì una finestra di conversazione Messenger: era Jonathan che mi informava dell'uscita di un nuovo videogioco di ruolo, per il giorno successivo. Pensai a chi poteva essere interessato alla mia proposta di andare a provarlo. -Lampo di genio! C'è Gianpietro che sarà sicuramente d'accordo!- Uscii dalla stanza circospetto, cercando di essere il più naturale possibile, afferrai la cornetta del cordless e tornai in camera assicurandomi che nessuno facesse caso alla telefonata che stavo per fare. Composi frettolosamente il numero tanto che lo sbagliai un paio di volte. Finalmente riuscii a comporlo giusto. Un paio di squilli interminabili ed eccolo ...