Occhio per occhio - capitolo 1




“Non lo so Jason…dopo il tuo ultimo investimento non so più cosa fare con te…”
“Ne sono consapevole...” rispose Jason, accendendosi una sigaretta, passeggiando nervosamente nel salotto “ho bisogno di aiuto, se no la mia fabbrica fallirà nel giro di una settimana”
“Ok, però…stiamo parlando di cifre importanti: voglio dire…due milioni di dollari non sono una cosa da poco..” rispose pensieroso Michael.
“Quindi?”
“Ho bisogno di dormirci sopra…” Rispose, dalla sua poltrona in pelle verde scuro, prendendo una boccata dal suo sigaro cubano e fissando il tappeto sul parquet del salotto. La luce entrava appena dalle persiane semichiuse e la gatta bianca dormiva acciambellata sulla scrivania davanti alla finestra; al centro di essa, dei documenti e un libretto degli assegni con a fianco una stilografica nera con le rifiniture cromate, venivano illuminati da una lampada dal braccio dorato, il paralume verde smeraldo e l’interruttore a catenella.
Jason spense la sigaretta sul posacenere argenteo che si trovava sul tavolino di vetro e ferro battuto che stava in mezzo al soggiorno, dopo di che, salutò Michael, prese cappotto e cappello, ed uscì. Michael rimase solo, immerso nei suoi pensieri.

Il telefono a casa di Jason squillò, si alzò lentamente dal letto, il sole picchiava da dietro le tende, le lenzuola macchiate e la bottiglia vuota di whiskey, erano la prova inequivocabile del fatto che Jason avesse bevuto. Raggiunse a tentoni il telefono, gli girava vorticosamente la testa:
“P-pronto?”
“Ehi…sono io…” Era la fredda e distaccata voce di Michael che risuonava assordante nelle orecchie dell’altro “ho deciso di darti una mano, stammi a sentire: ti rimetto in carreggiata e ti aiuto con i debiti che hai accumulato. In cambio, voglio la metà delle tue entrate e tutti i diritti sul film su cui hai investito.”
“Oh cazzo, Michael, non so cosa dire…mi chiedi tanto… immagino di non avere altra scelta…”
“Bene, ti voglio vedere da me. Tra mezz’ora.” e riattaccò.

Jason guardò l’orologio: le due e mezza. Si vestì in fretta ed uscì di casa. Alle tre in punto era sotto casa di Michael.
“Che bella cera” disse Michael quando apparve sulla soglia di casa, dove l’amico stava aspettando.
“Andiamo dritti al punto..” Aveva un’aria poco paziente.
“Bene, leggi e firma” disse, porgendogli un pacco fogli.
Passò un tempo talmente infinitesimale perché Jason avesse potuto leggere tutto, che mise la firma. Michael non se ne curò.

Passarono le settimane. Un giorno, Jason, passeggiando, notò una locandina attaccata sulla vetrina di un cinema. Gli era stranamente familiare. La riconobbe: era la locandina del film che aveva prodotto, solo che il titolo era cambiato ed era molto più invitante e accattivante. Proseguì per altri duecento metri e vide che le strade erano tappezzate di locandine tutte diverse ma tutte che pubblicizzavano lo stesso film. Jason infuriato borbottò qualcosa e si diresse verso casa di Michael.
Il capitolo è appena terminato. Per procedere con il secondo capitolo clicca qui oppure torna alla home.

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