Capitolo 4


“MUOVITI!” Urlò il rapinatore.
“Ehm…Sissignore!Ma…” Rispose timoroso il commesso.
“-Ma- un cazzo! Sbrigati con quell’incasso!!” Sbraitò.
“Dovrebbe vergognarsi signore, certe brutte parole…” lo rimproverai.
“Taci maledetto idiota!” L’occhiata di quell’uomo mi paralizzò “e muoviti, tu!!” rivolto al povero commesso.
“Beh, ecco, veramente…”
“Cosa?!?”
“…l’incasso, come dire…non c’è.”
“Come sarebbe a dire che non c’è?!?”
“Abbiamo svuotato la cassa prima della pausa pranzo…” La situazione si faceva complicata.
“Non è possibile…” Borbottò il malvivente, che si guardò attorno, posò lo sguardo sul portatile del commesso “Questo lo prendo io.” Lo afferrò e fece per scappare.
Mi ero profondamente offeso per quell’insulto, volevo assolutamente fargliela pagare, inoltre, se rubava il portatile, non potevamo finire la lotta coi Pokemon, durante la quale, per la prima volta, stavo quasi per battere Giampi; non potevo permetterlo! D’istinto allungai il piede, mentre il ladro stava scappando. Inciampò, sbatté la testa contro il pugno della statuetta dell’incredibile Hulk, facendogli perdere i sensi e la pistola rotolò non distante dai piedi di Giampi, che restò impietrito. Mi fiondai ad afferrarla mentre al proprietario del negozio venne un attacco d’asma e svenne anche lui.
Chiamammo la polizia, che nel giro di pochi minuti arrivò nel luogo del misfatto. Il ladro era ancora a terra privo di sensi; quella statuetta aveva davvero dell’incredibile. Una coppia di poliziotti entrò e si occupò del rapinatore, mentre un altro ci disse “Ora dovete seguirmi in questura per accertamenti”.
“In questura?!?” Esclamammo in coro, la notizia ci sconvolse a tal punto che scosse Giampi dalla sua paralisi momentanea. Ci fecero salire su una volante e partimmo.
Arrivati in questura il commissario ci disse: “Dobbiamo procedere con l’identificazione e chiamare i vostri genitori”.
Giampi stava visibilmente tremando, mentre io immaginavo qualsiasi tipo di punizione che ci sarebbe stata inflitta dai nostri genitori.
“No la prego! I nostri genitori no!” disse Giampietro con voce implorante.
Il commissario fece finta di non sentire oppure non sentì veramente, mentre io ero assente, completamente assorto nei miei pensieri.
Dopo aver riferito i nostri dati personali e aver scongiurato tutti i poliziotti che vedevamo di non chiamare i nostri genitori uno di loro lo fece. “Saranno qui fra mezz’ora”.
A dire il vero io non avevo tanti motivi per essere preoccupato, dopo tutto i miei mi lasciavano andare, solo che non sapevano che Giampi ci veniva di nascosto; tuttavia il fatto che avessi sventato una rapina avrebbe dovuto renderli fieri, l’unico mio dispiacere era quello di non essere riuscito a provare quel videogioco di ruolo di cui mi aveva parlato Johnatan: sarà per un'altra volta.
Gianpietro invece era terrorizzato: sudava freddo, tremava ed era pallido come un lenzuolo. Dietro i suoi occhiali appannati c’erano due occhi spalancati che facevano trasparire tutti i suoi pensieri di terrore sapendo che a breve sarebbero arrivati i suoi genitori. Non lo vedevo così spaventato dal giorno in cui una farfalla gigante gli si è posata sulla mano.
Intanto che i genitori erano in viaggio il commissario ci fece alcune domande riguardo la rapina del tipo: “Sapevate chi era il rapinatore?”. Ad un certo punto il commissario fece: “Chi è stato a fermare il rapinatore?”
Feci per aprire bocca per dire fieramente: “Io!” quando Giampietro disse in fretta: “Beh, tecnicamente è stato l’incredibile Hulk a fermarlo, ma non ce l’avrebbe mai fatta senza il mio preziosissimo ed esclusivissimo aiuto!”.
“È vero?” il commissario era rivolto a me.
“Beh veramente…”
“Lui non può confermare, gli girava la testa e si era accasciato per terra, stava per svenire e non capiva niente, fortunatamente si è rimesso in piedi prima del vostro arrivo” disse tutto d'un fiato Gianpietro con un tono che faceva intuire più una giustificazione disperata, che altro.
Io ero furibondo, purtroppo il commesso e il ladro non erano in grado nè di confermare nè di smentire, quindi restavo solo io a sapere veramente come erano andate le cose. Non so perché ma lasciai correre, forse perché se Gianpietro non avesse avuto nemmeno il merito di aver salvato la situazione sarebbe finita veramente male per lui; fatto sta che con mio grande stupore rimasi zitto.
Però la mia ira contro Giampi era alle stelle, prima mi trattava malissimo e poi si prendeva il merito delle mie azioni facendomi passare per un debole come del resto lui era; basta, aveva superato ogni limite: a Gianpietro non avrei mai più parlato.

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