Occhio per occhio - capitolo 3



Dopo aver passato un’altra notte a bere, Jason si risvegliò con un mal di testa tremendo. Il ticchettio dell’orologio era come un martello per i suoi neuroni. Uscì di casa per andare a cercare un impiego. Camminava con passo spedito, per la strada vide per l’ennesima volta la locandina di ciò che una volta era il suo film. La rabbia gli salì in corpo, un raptus di follia lo invase “LO UCCIDERO’!” Corse verso casa di Michael, con sguardo furente. Arrivò sulla soglia della porta “Bastardooooo!!” urlò sfondando la porta. Si arrestò immediatamente e ammutolì. Non c’era nessuno. Esplorò tutta la casa ma niente. Pensò che giustamente a quell’ora non poteva essere a casa, ma neanche la domestica? sentì dei passi sulla soglia, uno strillo e delle buste della spesa che cadevano per terra; era tornata dal mercato, probabilmente aveva visto la porta sfondata. Jason percorse di corsa il corridoio e uscì dalla porta colpendo la domestica con una spalla la quale cadde rotolando giù dalle scale. Uscì di casa e corse per la strada fino a che non arrivò in un vicolo dove girò per nascondersi. Il suo respiro era molto pesante, una voce calma e fredda dall’ombra: “Ehi!” disse la voce.
Jason sussultò “C-c-c-chi sei!?” urlò nervoso. Scorse una figura col cappotto, un sigaro sulla bocca e un cappello tirato giù sugli occhi. La figura era irriconoscibile nell’ombra e col cappello, ma Jason vide chiaramente che aveva una pistola in mano e che gliela stava puntando addosso. L’uomo aspirò aria dal sigaro, del quale si illuminò la punta
“Ti ho visto, sai? So perfettamente che intenzioni avevi…” continuò la fredda voce, poi l’uomo uscì dall’ombra dell’edificio “volevi uccidermi!” era Michael “Ti ho visto arrivare dalla finestra mentre uscivo di casa, così sono sceso dalle scale antincendio”.
“T-t-tira giù quella pistola bastardo!”
“Perché volevi uccidermi?” era molto provocatorio.
“Bastardo io ti ammazzo!” Michael agitò la pistola “Stronzo ti sei preso gioco di me! Mi fidavo di te! Mi sono messo nelle tue mani e tu mi hai tradito!”
“Io ho giocato a carte scoperte e ho la coscienza a posto. Ti avevo detto che dovevi leggere tutto… ma cosa ti è successo alla faccia? Non hai una bella cera!” continuò Michael.
Jason urlò e gli si buttò addosso, Michael lo schivò abilmente e con il calcio della pistola lo colpì sulla nuca. Jason cadde a terra privo di sensi.

Si risvegliò diverse ore dopo, era passato mezzogiorno da almeno tre o quattro ore, era stato trascinato dietro a un cassonetto infondo al vicolo. Vide a fianco a lui un sigaro spento. Si rialzò. Barcollava, ma aveva talmente tanta rabbia in corpo che si mise ad urlare, poi a piangere. Uscì dal vicolo e vide un’auto della polizia che sostava davanti a casa di Michael. Cominciò a correre, non si fermò finché non raggiunse il fiume. Si sedette sulla riva e osservò l’acqua fino a sera. Calato il sole si alzò e si diresse verso casa, ma non entrò, girovagò per tutta la notte e bevve molto.

Il mattino dopo si svegliò per terra. Aveva ancora una bottiglia in mano, il sole era già alto. Non ricordava molto, ma a poco a poco i ricordi cominciavano a riaffiorare e gli venne molta rabbia in corpo, decise che questa volta lo avrebbe ucciso! Si sarebbe organizzato meglio e l’avrebbe ucciso! Non avrebbe fallito come il giorno prima.

Si diresse verso casa di Michael, di corsa. Corse con tutto il fiato che aveva in corpo ma aveva un fortissimo mal di testa. Il minimo rumore tuonava nella sua testa come fosse una bomba. Arrivò a casa di Michael: era primo pomeriggio, circa le due, non incontrò nessuno. C’era silenzio sulle scale, ma non nella testa di Jason. Arrivò davanti alla porta, era nuova, e questa volta era blindata.
Il capitolo è terminato. Per procedere con il quarto e ultimo capitolo clicca qui oppure torna alla home.

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