Metallari VS Tecktonik Capitolo 1




“ Ciao Vezz!”
“ Welà Beo!”disse Jacopo, levandosi le cuffiette dell’i-pod.
“Oh sfigà, non starai ascoltando la tua solita musica del cazzo!” disse Patrick, mentre passava le dita fra i suoi capelli laccati.
“Almeno io non vado in giro con i capelli come quelli di un pagliaccio..” rispose prontamente.
Patrick infatti era caratterizzato da una pettinatura molto particolare e frequentava assiduamente le discoteche: che fosse buono o cattivo tempo, lui portava i suoi occhiali da sole dalla montatura bianca, i suoi capelli parevano sfidare la forza di gravità (era parer comune che avesse una scorta a vita di barattoli di lacca) e con i suoi abbinamenti improponibili di colori fluo, lo si poteva avvistare a distanza.
Il 'truzzo' in questione stava come al solito squadrando con sguardo critico il suo amico Jacopo; la sua faccia schifata non si poteva biasimare: Jacopo era un metallaro ossessivo. Egli propinava a tutti quelli che gli passavano a tiro la sua musica che, il più delle volte, si rivelava bella solo alle sue orecchie. Sembrava che si vestisse al buio per via dei vestiti rigorosamente neri che portava a parte quegli inabbinabili pantaloni rossi. Veniva spesso chiamato ‘carotone’ o ‘il carota’ quando qualcuno lo voleva prendere in giro per i suoi capelli.
“ Si vabbè, almeno io non sembro una carota ambulante.”
“ Mmmh…” passarono attimi interminabili, durante i quali Jacopo si sarebbe volentieri sotterrato.
“ Vabbè andiamo a fare un giro va…” disse, per portare l’attenzione su un altro argomento.
“ Va bene. Proposte?”
“ Andiamo a vedere chi c’è a sant’Andrea.”
Inforcarono le biciclette. Durante il tragitto passarono davanti all’Heineken pub, un bar frequentato da metallari. Appena superato, Patrick disse:
“ Oh che sfigà!”
“ Lo sfigato qui sei tu, se hai le palle, vaglielo a dire in faccia! Questa è tutta invidia, l’Heineken è mille volte meglio delle tue discoteche!”
“ Ma va, sono sicuro che se tu entri in una delle ‘mie discoteche del cazzo’ non ne esci più!” disse Patrick.
“Ma fammi il piacere! Mai e poi mai mi lascerei corrompere dalla tua musica tutta 'tunz tunz' e dai tuoi ‘compari’”
“Ah si? Quanto scommettiamo che nel giro di una settimana ti farò cambiare idea? “
“ Ci sto! A patto però che tu per questa settimana fai il metallaro!”
“ Mmmh… si non è male come idea...uno scambio di stile! Ci sto! “
“ Già è vero! Senti cominciamo dal principio. I vestiti!” disse Jacopo con tono solenne. “Andiamo a casa mia, ti insegno a fare il metallaro”
“Mmh. Vabbè, poi passiamo da me, che ti faccio una cultura. Ci sarà da ridere!”
Deviarono così il loro percorso. A casa di Jacopo i due si fiondarono sull’armadio, il carota prese uno zaino e lo riempì delle sue felpe, magliette, il chiodo (la giacca in pelle tipica di un metallaro) e un paio dei suoi azzardati pantaloni rossi.
“ Cavolo! Sarà una settimana molto lunga!” esclamò Patrick vedendo i vestiti che avrebbe dovuto portare, poi aggiunse con aria un po’ paziente “spero ne valga la pena!”
“Vedrai, vedrai che figo che diventerai!”
“Basta che non diventi il nuovo carota!”
“Smettila di dire stronzate, sarai apprezzato!”
Dopo circa un’ora di discussioni sul look da portare e di battute acide e scettiche del 'truzzo', i due uscirono di casa e presero le bici diretti a casa di Patrick. In pochi minuti erano arrivati e Patrick come prima cosa nascose lo zaino di Jacopo sotto il letto.
“Cosa fai?” chiese non appena lo vide.
“Andiamo! Ho una reputazione da difendere!”
“E io no?” a questa risposta Patrick soffocò un sorriso, al che Jacopo: “Si, anch’io ho pensato la stessa cosa di te ma almeno non sono così stronzo da dirtelo! A meno che non mi provochi come hai fatto adesso è ovvio. Comunque non credere di poter nascondere la tua roba! Cosa credi? che resterai in casa per tutta la settimana mentre io vado in giro vestito come uno scemo?!”
“No ma…”
“Anzi sai cosa facciamo? Invece di scambiarci semplicemente gli stili e andare in giro come al solito faremo una cosa più evidente: un giorno faremo i metallari e uno i truzzi!”
“Uffa, ok! ma solo un giorno a testa!”
“D’accordo, può essere più che sufficiente!”

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