Capitolo 2


I due si accordarono: il giorno dopo sarebbe toccato a Patrick fare il metallaro. I due si erano dati appuntamento alle tre davanti a Parco città. C’era un sole cocente, erano i primi di maggio e quel giorno faceva veramente caldo. Jacopo arrivò per primo con una decina di minuti di anticipo e si sedette sulle gradinate, quelle davanti alla porta principale, la parte più colpita dal sole, che permetteva inoltre un bel vedere su via Quadri, una delle strade più trafficate di Vicenza. Portava il suo chiodo nero, sopra a una felpa nera degli Iron Maiden, a sua volta sopra a una maglietta degli Opeth. Portava pantaloni e scarpe rigorosamente neri: sembrava volesse attirare su di se tutto il calore possibile, la sua giacca scottava ma nonostante ciò, non sudava, e inoltre, pur fosse solito aspettare gli amici al sole, rimaneva pallido come un cadavere.
Con dieci minuti di ritardo si presentò anche Patrick che arrivò di nascosto come se non volesse farsi vedere da nessuno. Portava i pantaloni rossi e super-attillati, una maglia nera abbastanza larga dei Metallica e sopra un chiodo tappezzato di toppe di svariati gruppi di cui lui non aveva mai sentito parlare. I capelli erano senza lacca, ma le meches verdi e le scarpe verdi e viola fluorescenti , lasciavano intuire che non fosse solito vestirsi così.
“Wow” disse il carota “Non c’è confronto con ciò che eri prima! Sembravi un pagliaccio! Adesso invece quasi ci siamo…”
“Adesso però sembro un pagliaccio depresso!” l’interruppe Patrick.
“Ma no! Su, andiamo!”
“Dove?”
“Adesso vedi! Andiamo a Santa che sta sera suonano, adesso staranno sicuramente provando!”
“Adesso?! Ma staranno dormendo! Sono le tre di pomeriggio! C’è un sole che spacca le pietre e un caldo inimmaginabile! Chi vuoi che faccia qualcosa, adesso?!”
“Nervosetto, eh?” rispose con tono provocatorio Jacopo.
“Con questo caldo mi fanno girare le palle 'sti vestiti! Muoviti andiamo, se sto ancora qui al sole mi cucino del tutto!”
“Ok, ok. Calmino eh!” A questa risposta, il carota si beccò un destro sul braccio, ma nonostante se lo aspettasse, non si mosse.
“Cazzo brucia!” esclamò Patrick non appena il suo pugno arrivò a contatto con la sua giacca “senti, muoviamoci prima che ti gonfi come un canotto!”
I due inforcarono le biciclette e si avviarono verso l’oratorio di Sant’Andrea. Dopo cinque minuti erano arrivati a destinazione ma l’oratorio era chiuso e intorno ad esso non vagava anima viva, non c’erano nemmeno gli uccellini che cantavano: “Ma che strano! Non c’è nessuno!” disse Patrick con tono ironico ma palesemente nervoso.
“Gia è vero! Che strano..” rispose il carotone che evidentemente non aveva colto l’ironia. “Vabbè facciamo un giro? L’Heineken aprirà per le cinque e mezza..”
“No, stiamo lì al parchetto” rispose molto pazientemente Patrick.
“Così a fare niente finchè non arriva qualcuno?!” Il carota venne però zittito da un’occhiata di ghiaccio da parte dell’amico truzzo.
Dopo circa un’ora e mezza passata su un’altalena cigolante a fissare il vuoto nel parchetto a fianco dell'oratorio, Jacopo avvertì una presenza. Drizzò le orecchie, alzò la testa e guardò verso l’oratorio: “Sono loro!” e così dicendo saltò giù dall’altalena “Sono loro! Sono loro! Andiamo Patrick!”, si era come illuminato e cominciò a correre saltellando verso la macchina che si era appena fermata. Dalla macchina uscì un tipo alto il triplo del carota, con una maglietta degli Iron Maiden, jeans neri, dei capelli neri ricci e dei Ray Ban a goccia con le lenti a specchio.

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