Capitolo 2


Smettemmo di rimpiangere la mappa e sconsolati decidemmo di andare un po’ alla cieca, ci affidammo al nostro formidabile sesto senso per i videogiochi. Mezz’ora dopo, disperati a tal punto che Giampietro aveva già le lacrime che affioravano, decidemmo di comprare un’altra cartina, dato che non avevamo la minima idea di dove fossimo. Ci avvicinammo alla prima tabaccheria che trovammo e io dissi, con tono assolutamente non curante: “Forza, prepara i soldi...”
“Mi prendi in giro?! Mai! TU hai fatto morire la mappa e ora TU paghi!” Aveva un'aria furente.
“Facciamo fifty fifty?” Ero sbalordito dall'esagerazione della reazione del mio amico.
“NO! Paghi tu!” rispose. - Neanche gli avessi chiesto la luna...- Tirai fuori il portafoglio ormai rassegnato. -Incredibile! Quel tirchio non cede mai quando si tratta di soldi- Ad un certo punto disse: “Ti voglio venire incontro, mi sento particolarmente generoso! Io metto venti centesimi e tu metti il resto…” ci ripenso’ un po’: “ …Beh forse venti centesimi è un po’ troppo, facciamo quindici, ma mi devi un favore!” Ero sbigottito, quasi non lo riconoscevo più! Comprammo la mappa e cominciammo ad orientarci. Riuscimmo a localizzare cinque possibili punti in cui potessimo trovarci. Ne scegliemmo uno a caso e girammo per un tempo interminabile. Ad un certo punto guardai l’orologio: undici e un quarto, ci pensai un po’ su ma quell’ora non mi diceva niente, dato che con tutti quegli imprevisti non ricordavo a che ora eravamo arrivati in città. Ci perdemmo per l’ennesima volta. “Sei un’imbecille! Per colpa tua ci siamo persi di nuovo!” Giampietro era furibondo “Si può sapere cos’hai in testa?! Sei capace di leggere una cartina?! Eri in bagno durante tutte quelle lezioni di orienteering a scuola?”
“Vediamo il genio dove dice di andare” risposi con una certa aria di sfida.“Da’ al genio!” e mi strappò la cartina dalle mani. Girammo per un tempo incalcolabile, passando tre volte davanti al McDonald’s e quattro davanti alla tabaccheria nella quale avevamo comprato la mappa.
“Allora, genio” dissi estremamente soddisfatto “ dov’è il negozio?”
“Tutta colpa di questi cretini che non sanno disegnare delle maledette cartine! Ma adesso ti ci porto io, vedrai! Io mi so orientare benissimo e scoverò il negozio in un batter d’occhio, è questa cartina che mi confonde solo le idee! È sbagliata!”. Era convintissimo, tuttavia lo conosco bene: si da’ troppe arie, tutto fumo e niente arrosto; così a mali estremi, estremi rimedi: chiesi informazioni ad un passante. Poi a un altro. Il quinto passante finalmente sapeva dove fosse sto benedetto negozio di cui cominciavo a dubitare dell’esistenza, magari quello che avevamo visto prima di decidere di andare al McDonald’s poteva essere un miraggio. Alla fine c’era solo da andare sempre dritti e prendere la seconda a sinistra, forse ci siamo passati un sacco di volte davanti ma eravamo troppo concentrati sulla cartina. Dopo mille ringraziamenti al nostro salvatore, ci dirigemmo correndo a più non posso verso il negozio. Eravamo quasi arrivati quando guardai l’orologio: mezzogiorno e cinque. Mi venne un terribile sospetto ma preferii non dirlo a Giampietro, mi avrebbe scuoiato vivo. Arrivati al negozio, ebbi la conferma al mio sospetto: la saracinesca era abbassata e un’orribile cartello era appeso alla porta: CHIUSO! Speravo con tutto il cuore che Giampi non se la prendesse con me.
“Non è possibile!!!” esclamammo in coro, con un misto di rabbia, desolazione e autocommiserazione in bocca. Caddi sulle ginocchia, stavo quasi per mettermi a piangere. Giampietro che era già isterico per conto suo lo diventò ancora di più e dopo aver passeggiato nervosamente avanti e indietro per almeno cinque minuti borbottando frasi incomprensibili, temevo il peggio. Ed eccolo che cominciò a sfogarsi, sbraitandomi contro: “Ma come caspita ti è venuto in mente?! Dovevamo per forza andare a mangiare prima di entrare?!”
“Ma avevi fame anche tu…”, tentai inutilmente di giustificarmi.
“ E allora?! Avrei potuto anche fare a meno per questo negozio! Io posso nutrirmi di ore e ore di videogiochi!”
“Mi dispiace…” guardai il terreno per un po’ “Beh, guardiamo quando finisce la pausa pranzo e nel frattempo possiamo fare dell’altro” suggerii speranzoso di placcare la sua ira.
“Si può fare, basta che dopo ci riporti qui in tempo per l’apertura. Augurati che il tuo orologio sbolso funzioni bene. Allora quando apre?” sembrava essersi calmato un po’.“Tra circa tre ore e mezza” dissi piano, timoroso.
“TRE ORE E MEZZA!!! E cosa pensi di fare in tre ore e mezza?!” era tornato furibondo.
“Beh, potremmo cercare un parco qui vicino e metterci a giocare a carte…”
“L’idea apparentemente mi piace, ma spero proprio per te che non sia come tutte quelle che ti sono venute fino ad ora, non ci hai procurato altro che guai! Comunque non vedo l’ora di batterti di nuovo con le mie nuove carte di mostri che ho comprato ieri! Eh eh!” disse dandosi un sacco di arie. Dopo venti minuti di litigi per scegliere un parco ci avviammo sperando di non avere altri problemi.

Il capitolo è appena finito! Se vuoi proseguire con il terzo capitolo clicca qui oppure torna alla home.

1 commento:

  1. Mh... Mi piace molto. Poverino il protagonista, però (adesso mi sfugge il nome XD)!

    PS Ah si! Dimenticavo... Credo che abbiate mangiato qualche parola nella frase: “Beh, guardiamo finisce la pausa pranzo e nel frattempo possiamo fare dell’altro”

    Bravi :)

    Nemanja

    RispondiElimina