Capitolo 3


“Welà! Guarda chi c’è! Il carota!” disse non appena uscito dalla macchina “Come va carotone?”
“Bella stronzo! Bene dai! Dispendio pillole di saggezza, te come stai, Pete?”
“Insomma si tira avanti, cosa vuol dire dispendi pillole di saggezza?”
“Ti presento Patrick: era un truzzo, ma io gli sto indicando la retta via!”
“Ssse, certo!” rispose Pete con tono perplesso. Osservò bene Patrick dalla testa ai piedi: le sue scarpe e i suoi capelli davano certamente nell'occhio “Mmmh...per i capelli non si può fare niente, ma per le scarpe ho io il rimedio adatto”.
Aprì il portabagagli, prese uno zaino e da esso estrasse una bomboletta e senza il minimo preavviso cominciò a spruzzare colore nero lucido su una delle Kawasaki color evidenziatore di Patrick “Ehi ma che cazzo fai! Ma sei scemo?!” disse ritirando immediatamente il piede.
“Perché? Le miglioro!”
“Ma vaffanculo!”
“Va beh, come vuoi..” poi si rivolse a Jacopo “Forza! Aiutami a portare dentro la batteria!” così i tre si misero a spostare la batteria nera di Pete. Dopo averla montata Jacopo disse: “Allora, quando suonate?”
“Beh, sta sera verso le nove e mezza, adesso dovrebbero arrivare gli altri e proviamo un po’, volete stare qua?”
“Si, stiamo qua un’oretta...poi lo porto all’Heineken e torniamo qui sta sera”
Col passare dei minuti arrivarono anche gli altri componenti della band: il cantante, il chitarrista e il bassista. Jacopo e Patrick rimasero lì a guardare gli altri per circa un’ora, poi presero le bici e si diressero all’Heineken.
“Speriamo ci sia gente meno noiosa lì..” disse Patrick strada facendo.
“Perché? Non ti stavano simpatici? Beh comunque speriamo di si, ma dev’essere divertente lì!”
“Vuol dire che non ci sei mai stato?”
“No, ci sono solo passato davanti e ho sempre visto un sacco di bella gente, oggi però è la volta buona che ci entro!”
“Wow!” rispose Patrick ironicamente.
“Già!” Jacopo non coglieva mai le ironie.

Arrivati all’Heineken videro un sacco di moto: erano quasi tutte dei chopper. Decisero di parcheggiare le bici in un vicoletto dato che non potevano competere al confronto; dopo averle opportunamente legate, entrarono nel locale. Dentro, la musica era assordante, non si distinguevano gli strumenti, ne le note; la clientela era composta in particolar modo da persone che portavano il chiodo, alcuni una bandana, ma molti erano dei ciccioni super-tatuati: il genere di persona contro cui non vorresti mai trovarti in una rissa.
Presero due birre e stettero seduti al banco a guardare i video sulla televisione per circa un’ora, non dissero praticamente una parola perché la musica non lo permetteva. Ad un certo punto, Jacopo, che ancora non aveva finito la sua birra, venne afferrato per la giacca e fu trascinato fuori dal locale: era Patrick, infuriato. Mentre uscivano un paio di ciccioni gli urlò dietro qualche frase da film americano di serie B sui centauri del tipo: “Sii! Vai! Fallo nero!” o “Forza spaccagli il culo a quel bastardo!”. Il carotone si dimenava e comincio a imprecare e a minacciare l’amico “Ehi mollami! Mollami, mi rovini il chiodo! Guarda che se non mi molli ti ammazzo sai?! Ti mando all’ospedale eh!” Patrick non disse niente e continuò a trascinarlo per la giacca fino a che non arrivarono al vicolo dove avevano lasciato le biciclette. Lo mollò e il carota cadde a terra. “Ehi ma che cazzo…”
“Stai zitto! Io se sto ancora la dentro impazzisco! C’è una musica che fa cagare, un sacco di ciccioni puzzolenti e sudati! L'aria era irrespirabile! Andiamo via!”
“Ma dai mi stavo divertendo!”
“Ah si? Ti diverti a scaldare un maledetto sgabello centellinando una maledetta birra che, per la cronaca faceva pure cagare, in un ambiente del genere?” Non aspettò nemmeno la risposta “Andiamo dagli altri sfigatoni a Santa, sperando che la situazione sia meno noiosa e che puzzino di meno! Sappi che quest’esperienza da metallaro non mi sta piacendo affatto!”
“Ok ok, forse andare all’Heineken il tuo primo giorno, è azzardato, è evidente che non sei abituato, vedrai sta sera a santa come ti divertirai!”
Slegarono le biciclette, Patrick guardò l’orologio: le sette e venti “E adesso? È presto per andare là, siamo in anticipo di un’ora e quaranta minuti!”
“Tranquillo ho pensato a tutto! Ho calcolato che saremmo usciti dall’Heineken più o meno a quest’ora. Hehe! Con la mia organizzazione c'è sempre qualcosa da fare!” a questa battuta Patick lo guardò molto male “… ehm sì… so io cosa fare… che ne diresti di mangiare qualcosa?”
“è un po’ presto però… probabilmente questa sarà l’idea migliore della giornata…”
“Vai, fatta, andiamo a prendere un kebab!”
Alle otto meno un quarto avevano già finito di mangiare il kebab e stavano slegando le biciclette. “Allora…” disse Patrick alquanto scettico “… cosa ci consiglia la ‘carotone organisation’, ora?”
“Beh ecco… possiamo andare a Santa, ci sono dei tavoli da calcetto… ammazziamo un po’ il tempo finchè non cominciano…”
“Mmmh… si può fare…” Arrivati all’oratorio di Sant’Andrea il carota salutò e presentò Patrick a tutti i suoi simili; non resistette a sfidare un paio di tipi a calcetto. Fecero tre partite in meno di cinque minuti, le persero tutte, il miglior risultato ottenuto fu uno splendido 10 a 3.
“Ehm…non sono bravo a calcetto” si scusò Jacopo.
“Dirlo prima pareva troppo difficile?” Passarono l’ora successiva a farsi battere da tutti i presenti, che aumentavano man mano che trascorrevano i minuti, fino raggiungere l'ottantina di persone.
La serie di sconfitte fu interrotta da un grido: “CIAOOO SANTAAAAAAAA!!! È bello vedervi così numerosi sta sera, siete pronti a tirare giù i muri?”
“SIIIIIIIII!” fu la risposta. La band cominciò a suonare e il pubblico saltava elettrizzato. Jacopo e Patrick si misero proprio sotto il palco assieme a degli amici del carota. Dopo due canzoni arrivò un signore che interruppe tutto e disse alla band di abbassare il volume, il cantante prese il microfono e disse rivolto al pubblico “Ragazzi ci hanno chiesto di abbassare il volume… e sapete cosa rispondiamo noi?” ci fu una breve pausa, poi il cantante cacciò un urlo acutissimo che perforò i timpani di tutti i presenti. Al che il pubblico: “YEEEEH!”. Il signore che era venuto a chiedere di abbassare prese il microfono “Allora ragazzi se non abbassate il volume vi mando tutti a casa!”.
Il volume fu abbassato drasticamente, tutti i presenti si presero delle sedie e si sedettero. Per il resto della serata nessuno tra il pubblico si alzò e nessuno parlò, a Patrick non dispiaceva troppo quella musica tanto che cominciò a battere per terra con i piedi e ad annuire appena con la testa, ma poi si guardò attorno, nessuno osava batter ciglio, perciò si ricompose. La serata finì alle undici e mezza circa, Jacopo accompagnò l’amico a casa e durante il tragitto gli chiese:
“Allora? Come ti è sembrato fare il metallaro? Una figata eh?”
“Uno schifo! Sei patetico, domani tocca a me. Ti insegnerò a fare il truzzo! Vedrai, ci si diverte veramente!”.
Arrivarono davanti a casa di Patrick, che sorrise
“A domani, sfigatone!”.

Il capitolo è appena finito! Per procedere con il capitolo 4 clicca qui oppure torna alla home.

Nessun commento:

Posta un commento